OGGI Esso, quindici anni, ha un dono: riesce a essere sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. E questa sua straordinaria capacità lo ha proiettato nel bel mezzo di uno scontro tra due gang rivali della periferia londinese. Tutto ciò che desidera è arrivare sano e salvo al weekend. Ma un colpo alla testa ricevuto durante un incidente lo fa accedere a un luogo al di fuori del tempo e dello spazio dove riesce a scorgere frammenti del suo passato e del suo futuro. Se ciò che ha visto si avvererà, non ci sarà scampo per lui e per i suoi amici, a meno che non riesca, prima o poi, a cambiare il corso della storia grazie all’aiuto di una persona. Il problema (non da poco) è che quella persona non è ancora nata…
DOMANI Rhia, orfana quindicenne, non fa che tormentarsi con continue domande sul proprio passato. E tutto si aspetterebbe tranne che le risposte siano custodite proprio dal suo nuovo tutor di fisica. Il professor Esso, però, non è capitato nella sua vita per caso, solo per assicurarsi che lei faccia correttamente i compiti. L’uomo in realtà ha bisogno del suo aiuto per porre rimedio a una tragedia avvenuta quindi anni prima. E forse proprio lui, che sembra essere la chiave per comprendere il passato di Rhia, sarà fondamentale per avere un futuro per cui vale la pena lottare.
Il mito della caverna di Platone è qualcosa che ci ho messo tanto ad assimilare. Eppure, per tutto il percorso scolastico, ho amato filosofia. Con quella metafora – seppure semplicissima – Platone mi mandava in confusione, perché da quell’apertura sul mondo, mi si aprivano almeno altre cento domande.
Quando l’ho assimilato, accettato, contestualizzato, anche quelle domande hanno trovato le loro risposte e se ne sono, ovviamente, create altre cento.
Di cosa tratta? Di un gruppo di persone incatenate in una caverna che danno le spalle all’uscita, senza possibilità di girarsi. Sul muro di fronte a loro vengono proiettate delle ombre e i prigionieri credono che sia quello il mondo reale. Ma uno dei prigionieri riesce a liberarsi ed esce dalla caverna, scoprendo la verità. Quando torna indietro per liberare gli altri, però, questi lo prendono per pazzo.
In termini più moderni e più familiari a tutti: Matrix.
Femi Fadugba riprende questo mito, metafora di un’umanità cieca alla verità e la rende la base del suo The Upper World. Il Mondo Superiore è quel mondo fuori dalla caverna, il mondo a cui i nostri occhi sono ciechi, a cui bisogna credere per poterlo vedere.
“Mi era stato insegnato che ragazzi come D e Spark, che vivevano in modo violento, meritavano quasi sempre di morire di morte violenta. Ma io conoscevo entrambi. Sapevo che nessuno dei due aveva mai chiesto quella violenza. Eravamo cresciuti tutti di fronte alla stella scelta: sopravvivere o morire. Doveva esserci dell’altro”.
Solo Esso – il ragazzo che ha visioni dal futuro, tragiche – riesce a immaginare il Mondo Superiore. Esso è solo uno dei due protagonisti del romanzo. La storia, infatti, si muove in parallelo su due piani temporali a distanza di quindici anni l’uno dall’altro: il presente e il futuro, dove ritroviamo un Esso adulto, ma soprattutto troviamo Rhia.
Esso e Rhia sono lontani nel tempo, ma abitano negli stessi luoghi: i sobborghi di Londra, tra Peckham e Brixton. Sono quartieri abitati dalle gang, dove un ragazzo nero non ha molta scelta se non quella di diventare un criminale, dove se cerchi di impegnarti a scuola sei tu quello strano, non il tuo compagno che va in giro armato.
Sono luoghi difficili da vivere, luoghi che segnano il destino dei loro abitanti.
Ed è qui che, inaspettatamente, entra in gioco la fantascienza.
Il viaggio del tempo viene nominato per tutto il decorso dell’opera, ma si realizza solo alla fine.
The Upper World è davvero un ottimo libro, scritto con uno stile fluido e incalzante. Averlo potuto leggere in cartaceo è stata una bella esperienza, un regalo dalla casa editrice che ho sicuramente apprezzato.
C’è solo un ma: chi non è avvezzo alla fantascienza “pura” o complessa, ha difficoltà ad apprezzare questo libro.
Esso e Rhia non hanno paura di snocciolare nozioni di fisica quantistica o universitaria come se stessero giocando a burraco e questo può estraniare il lettore.
Nonostante questo, Femi Fadugba ha scritto un ottimo libro, con un finale non aperto, di più.
Da leggere.
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