Oggi c’è il review party de Il regno dei dannati di Kerri Maniscalco. L’avevamo già conosciuta per la saga di Jack Lo Squartatore.
Dopo Il regno dei malvagi, torniamo con:
È passato un anno dal primo volume.
Kerri Maniscalco ci catapulta immediatamente nel cuore della vicenda e troviamo Emilia insieme a Ira mentre stanno per varcare i cancelli dell’inferno. La strada che porta dal mondo mortale al girone in cui Ira regna incontrastato non è il percorso più facile, perché l’inferno mette alla prova chiunque ne varchi i cancelli, amplificando le paure e i desideri più profondi, cercando di portare l’anima del malcapitato alla perdizione.
Le tentazioni però non si limitano al Corridoio dei vizi ed è un tragitto complesso, soprattutto per la nostra Emilia, desiderosa di vendicar la sorella gemella, brutalmente uccisa da qualcuno che vive in uno dei sette gironi, e necessitante di scoprire la verità sui motivi che hanno portato la sorella a tradire tutto ciò che è le era stato insegnato.
Cosa aveva scoperto Vittoria? Quale segreto l’ha condannata a Morte?
Alle donne della mia città si insegnava che quei desideri erano opera del diavolo, che erano sbagliati. Gli uomini potevano dare sfogo ai loro più biechi istinti e nessuno li biasimava per questo. Potevano essere libertini, delle canaglie, potevano dare scandalo, eppure non venivano mai ostracizzati per il loro comportamento. Un uomo con dei sani appetiti sessuali era considerato virile, un buon partito. Un amante esperto per la sua consorte, se mai avesse deciso di accasarsi. Mentre le donne dovevano rimanere caste e pure. Come se i nostri desideri fossero porcherie di cui vergognarsi.
Premessa: io adoro Kerri Maniscalco però odio lo spicy completamente messo a casaccio.
Diciamo che ormai purtroppo è inserito così in tanti libri in questo modo.
«Perché ogni volta che un uomo dà in escandescenze dev’essere per forza colpa di una donna? Se Ira si è comportato da idiota, può biasimare solo se stesso. E non capisco perché il suo caratteraccio vi sconvolga tanto. È l’incarnazione vivente dell’ira! Sono sicura che l’abbiate già visto infuriato.»
Ira è descritto bene, è un bel personaggio, forse più di Emilia, che l’ho trovata un po’ banale e pesante.
La storia in sé funziona, è scritta bene – la Maniscalco è sempre brava, che se ne dica – ed è anche tradotto molto bene.
Quello che forse non funziona, sono le troppe, troppe, troppe, scene spicy.
Ma forse, questo, è solo un parere personale…
Da leggere, perché, comunque, è sempre una buona lettura.
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