La legge di Lidia Poet – la prima avvocatessa italiana su Netflix
Matilda De Angelis torna su piccolo schermo per portare la storia della prima avvocatessa italiana, Lidia Poet.
La legge di Lidia Poet
Torino, fine 1800. Una sentenza della Corte d’Appello di Torino dichiara illegittima l’iscrizione di Lidia Poët all’albo degli avvocati, impedendole così di esercitare la professione solo perché donna. Senza un quattrino ma piena di orgoglio, Lidia trova un lavoro presso lo studio legale del fratello Enrico, mentre prepara il ricorso per ribaltare le conclusioni della Corte.
Lidia Poet è un’avvocatessa, ma che non può essere tale. La sua laurea non vale niente, la sua aspirazione non vale niente, tutto perché è nata del sesso sbagliato.
La legge di Lidia Poet cerca di raccontare – è una fiction, ricordiamolo, è romanzata – di una donna che lotta contro il suo tempo, contro gli uomini di un periodo storico che non vuole avere a che fare con le donne e non vuole riconoscere il loro valore e la loro uguaglianza.
Non è possibile oggi, figuriamoci allora.
La legge di Lidia Poet è un progetto ambizioso, che vuole parlare con un linguaggio semplice, quasi fosse una “denuncia storica” e un po’ attuale, ma perde un po’ il focus sulla realtà, sulla profondità dei personaggi, sulla storia che racconta.
Commento
La legge di Lidia Poet ha un grosso problema: Matilda De Angelis non interpreta una donna del 1800/1900, ma interpreta una donna che si muove, che pensa, come farebbe una donna nel 2023. Quindi rende sì accattivante per il grande pubblico, ma la domanda è: dov’è ambientato? In che epoca?
Le azioni, le reazioni, il modo in cui si comporta rende Lidia non soltanto moderna, ma praticamente contemporanea. Sembra che Lidia Poet sia ambientato nei nostri tempi!
Detto questo, La legge di Lidia Poet è un prodotto godibile e molto scorrevole. Con un binge watching si può finire in una serata!