Facciamo finta che non finirà di Elena Armas – Newton Compton
Classificare i libro in base al colore ultimamente mi rimane assai difficile.
Questo ad esempio è un rosa. Ne ha tutte le caratteristiche. È allegro, solare, divertente, a tratti persino esilarante. È in grado di rubare felicità al presente, al reale, al disincantato. Ciò che avviene attraverso questo genere di romanzi è una magia veramente difficile da replicare. Eppure… la storia bisogna saperla raccontare, anche quella d’amore, soprattutto quella d’amore.
Visualizza questo post su Instagram
Facciamo finta che non finirà
Così abbiamo una giovane, Rosie, alle prese con uno dei più grandi dilemmi dell’umanità. Scegliere la strada dritta? Quella comoda, senza ostacoli, sicura e perché no anche gratificante. La strada che i nostri genitori, in questo caso il padre, considera quella giusta? Non è affatto semplice essere genitori oggi. Dare i consigli giusti, sostenere, incoraggiare i propri figli. Pensarli come esseri unici e irripetibili eppure proiettare su di essi anche parte del nostro futuro. C’è una strada giusta da consigliare? Perché è così difficile accettare che imbocchino una strada impervia, precaria, complicata che li porterebbe verso i propri sogni? Sarà che il nostro animo naturalmente egoista preferisce saperli al sicuro piuttosto che felici? E se entrambi i traguardi non possono coincidere allora senza esitazione chiediamo loro di gettare alle ortiche madama felicità in favore della più calma, posata, calcolata sicurezza e stabilità lavorativa.
Ok mi avete beccato, sono una mamma! Una che davanti al comportamento del padre di questa giovane protagonista aspirante scrittrice che ha deciso di abbandonare la sicurezza e il prestigio dato dal ruolo di ingegnera e di team leader in un’importante azienda newyorkese, s’è fatta la fatidica domanda: come avrei reagito io al suo posto? Cosa avrei detto? Cosa avrei provato? Quali sarebbero state le mie paure?
Rosie ad un certo punto della storia però annuncia una verità fondamentale: penso che ancora sarei felice di lavorare alla InTech se non avessi finalmente trovato qualcosa che… amo. Ecco la chiave che apre tutte le porte, l’amore. La passione per il proprio lavoro rende semplice anche la missione più improbabile e ci regala qualcosa che nessuna stabilità economica o lavorativa è in grado di dare: la completezza. Perché sentirsi completi è uno status che in pochi riescono ad assaggiare ed è una sensazione spesso legata a brevi istanti.
Dall’altro lato del cuore di Facciamo finta che non finirà c’è un ragazzo, Lucas, che ha perso tutto e non ha più nessun programma, non una casa, né una meta. Non è più un uomo che pensa a fare programmi. Un Lucas deprogrammato, così definisce se stesso. Questo ragazzo è convinto che mai lascerà a qualcuno il potere di spezzargli il cuore e vede in New York la sua ultima possibilità di fuga, l’ultima chance per ritardare l’inevitabile che come una spada di Damocle percorre tutto il romanzo per trovare compimento solo alla fine. Lucas ci mette in contatto con un’altra realtà e un altro spunto di riflessione. Avere una grande famiglia allargata in cui tutti si ricordano di te e si preoccupano per te è sicuramente un bene prezioso, questo è indiscutibile. Eppure la sensazione che tutti vogliano “aggiustarti” quando qualcosa va male non è piacevole da sperimentare. Lucas è l’opposto di Rosie, aveva trasformato il proprio sogno in un lavoro ed è stato costretto a rinunciarci ed ora è rimasto sempre lo stesso, un bel ragazzo, un ottimo cuoco, una persona con una grandissima sensibilità e una maturità a volte addirittura eccessiva, pur essendo diverso nel rapporto sostanziale con la vita alla quale nega una seconda possibilità.
La fiducia, l’amicizia, l’interesse, la capacità di non farsi influenzare dagli altri, il desiderio, la consapevolezza di non essere abbastanza e di amare a tal punto da rinunciare alla felicità per il bene dell’altro, la paura del rifiuto, la gelosia immotivata e irrazionale in quanto originata dal sentimento irrazionale per eccellenza, il rumore della pioggia e dell’amore. Questi alcuni degli ingredienti che si possono trovare in un romanzo tanto atteso dopo il clamore del precedente. Un romanzo che non tradisce le aspettative ma le asseconda convincendo ancor più del primo secondo me, grazie ad una trama frizzante, dinamica e simpatica che rende la lettura decisamente piacevole.
Consiglio per la lettura: torta di fragole e crema, fresca e primaverile come l’aria che si respira tra queste pagine.
-Jessica Dichiara