L’urlo di Fedra: femminismo e tradizioni greche – Review Party Newton Compton
Fedra. Moglie di Teseo, innamorata del figliastro Ippolito. Ma infondo, bisogna solo pescare nel mazzo per scegliere la versione da raccontare: Euripide, Seneca…?
Io, nel mio piccolo, porto nel cuore Euripide da sempre.
La nutrice cerca di dissuaderla dal rivelare il suo amore per lui, ma la necessità è troppa, quindi glielo rivela e lui scappa perché inorridito dal possibile incesto.
Newton Compton con Laura Shepperson riprende questo mito, lasciato un po’ in disparte, perché Fedra, Andromaca, Cassandra… sono quelle donne che hanno urlato, hanno sofferto tanto. Sono donne a cui hanno spaccato l’anima, l’hanno divisa in talmente tante parti che, per citare un altro bestseller dei nostri giorni, “è più difficile rimettere insieme i pezzi che andare in frantumi”.
Il loro dolore è echeggiato nel passare del tempo, ma noi non le abbiamo udite, quasi fossero a una frequenza impossibile da percepire, se non con l’anima.
L’urlo di Fedra
Fedra è una regina potente, nipote di un dio, strappata agli splendori della corte di Cnosso, a Creta, per diventare la moglie del nobile Teseo, uccisore del Minotauro e legittimo re di Atene. Ma l’impassibile regina è in realtà una donna infelice, legata a un uomo assetato di potere, opportunista. Qualcuno di cui non ci si può fidare. Ippolito, il figlio di Teseo, si è votato alla dea vergine Artemide e disprezza le donne, arrivando persino a insultare la divina Afrodite, regina dell’amore. Predilige la preghiera e la caccia e per tutti è un modello di virtù. Ma dietro la facciata di fanciullo devoto si nasconde un’altra realtà. Fedra osserva silenziosa, nei corridoi del grande palazzo. La bellezza di Ippolito, la sua freddezza glaciale, le sue vesti immacolate e caste. Si tiene a distanza, perché è sola, con un marito assente. Fin quando non accade l’impensabile. Ippolito, accusato di violenza dalla sua stessa matrigna, si difende fino a mettere in dubbio le parole della giovane regina Fedra e la sua credibilità. Ci deve essere giustizia. Ci sarà giustizia. Ma per chi?
“E lei non era una donna come un’altra. Figlia di un re, sorella, principessa di Creta. Tutti hanno sentito parlare delle donne cretesi.”
Fedra, donna forte e spezzata
Fedra è la sorella di Arianna ed è la nipote di Europa, da parte del padre, e nipote di Elio da parte della madre. Nelle sue vene scorre sangue potente, ma forse non così tanto per la sofferenza terrena.
Fedra desidera solo una carezza, ma la madre è troppo impegnata a vivere la vita di corte e ad essere regina, e la sorella è troppo impegnata a venerare suo nonno, stendendosi sull’erba e prendendo il sole.
Il suo dolore viene mitigato solo da una passione: l’arte, pennellate che le permettono di respirare aria nuova, pulita, non come quella viziata e corrotta del palazzo.
“Creta, Creta, Creta sembra così pulita, appare così vivace. I suoi abitanti sono tutti uomini retti e onesti ma noi sappiamo cosa si nasconde sotto la superficie. E non intendiamo il labirinto.”
La vita di Fedra è tempestata di dolore, apparenza, e, per una volta che sembra provare qualcosa, tutto crolla, rispetto al figliastro di Ippolito, votato a una dea vergine, che ha deciso di rinunciare all’apparenza e ai piaceri carnali. O almeno così sembra.
“Sapevo che avrei dovuto alzarmi, ma non avevo la forza.”
Fedra subisce uno stupro, ma non lo descrive. Lo fa capire in queste parole. Perché Ippolito ha tradito ogni precetto, ogni regola, sull’ospitalità, sui legami di parentela… per intenderci, non è solo “uno stupro”, Ippolito ha tradito suo padre, la sua casa, gli dei, le sue tradizioni. Quello stupro è ancora più grave di quanto già non lo sia.
La scrittura di Laura Shepperson regala brividi sulla pelle. Dalle sue parole traspaiono emozioni. Accompagna il lettore verso la fine, verso la giustizia – ma quale, dopotutto?
Assolutamente da recuperare.