In Riverdale è particolarmente evidente la presenza di due linee narrative: la prima è legata alle vicende che Archie Andrew sta vivendo in carcere, la seconda è collegata alle indagini di Betty Cooper e Jughead Jones.
Prima di tutto voglio premettere una cosa: all’inizio – nella prima stagione – non c’erano due archi narrativi. O meglio sì, ma gestiti in maniera differente. La prima linea era legata a Jason Blossom e alla sua morte, l’altra invece era connessa alle vicende personali delle varie famiglie/personaggi.
Es. Betty che si dichiara a Archie che la rifiuta in quanto ‘sua migliore amica’.
Es. Cheryl che in casa viene trattata peggio di una pezzente.
Es. Veronica che non vuole che suo padre torni a casa.
A metà della prima stagione – e qui solo uno chapeau agli sceneggiatori – si sono accorsi di aver sbagliato qualcosa. Lo so, sto per dire una cosa mooolto impopolare, ma è bisogna dirla: per quanto KJ Apa aka Archie Andrews ci possa piacere fisicamente non ha nemmeno lontanamente la forza di essere il protagonista. Non ha doti recitative nemmeno sufficienti per un teen drama. Per questo, gli sceneggiatori sono riusciti a trasformare questa serie in un dramma corale.
Era evidente che in qualsiasi scena con altri personaggi non fosse nemmeno in grado di gestire il dialogo, così hanno spostato il ‘peso della narrazione’ su altri personaggi, creando così un dramma corale – appunto.
Perché questa premessa? Perché nella terza stagione è troppo evidente questo passaggio di testimone.
Dove avevamo lasciato i nostri personaggi?
–Archie è in carcere. Perché si è autoaccusato.
– Jug e Betty stanno indagando.
– Veronica gestisce Pop’s.
– Betty ha avuto le convulsioni.
Nel secondo episodio comincia a delinearsi di più questa netta divisione degli archi narrativi: Archie cerca di trovare il suo posto in carcere e Jug e Betty stanno indagando sulle morti dei loro compagni di scuola. Ah, nel frattempo Betty è svenuta perché è rimasta scioccata dalla scena finale dell’episodio 3×01.
Archie si è autodichiarato colpevole.
Sì, so che non volete sentirvelo dire, però veramente non ha senso quella scena e, per quanto mi abbia commossa, ogni volta che la riguardo – o ci ripenso – perde ancor più di senso. Ha vanificato tutto il lavoro del suo team senza nemmeno pensarci un secondo. Per redimersi? Mi sembra veramente forzata come scena… ma proseguiamo con questo arco narrativo.
Comunque, Archie è in carcere e gli hanno rubato le scarpe.
Così Veronica – che finalmente sta diventando un vero personaggio – gliene regala un paio nuove.
E lui cosa fa? Le mette in palio come premio per una partita di football.
Beh, poi chiede a Ronnie di smetterla di andare a trovarlo, ma Veronica sa che è tanto bello quanto scemo e gli toglie la facoltà di parola.
Per quanto riguarda invece i miei personaggi preferiti – non lo nascondo e mai lo nasconderò – li avevamo lasciati con la morte di Dilton senza una causa. O meglio, ancora non si sa se sia suicidio o omicidio. Gli unici particolari ritrovati sono i segni – particolarmente perturbanti – sulla sua schiena. Sembrano delle rune, delle antiche iscrizioni a cui Betty e Jug cercano di dare un significato.
Tutto pare ricollegarsi al gioco di ruolo ‘Gryphons & Gargoyles’ a cui dei liceali – tra cui Ethel– hanno segretamente preso parte. Tutto ciò che vivono – nel gioco – pensano in realtà che sia reale. (Lo è? Non lo sappiamo. Non è assolutamente chiaro quale sia il limite tra realtà e allucinazione.)
La scena finale? Completamente sconvolgente. I genitori di tutti i nostri personaggi (Archie, Jug, Betty, Veronica, Kevin, Josie) si ritrovano nell’ufficio della sindaca Hermione Lodge e una cosa è certa: conoscono e hanno giocato al gioco di ruolo.
Siete pronti all’episodio dei genitori da giovani?
Ps: ma quanto sono belli, finalmente, Alice e Fp?
A presto con la nuova recensione della 3×03.
-Poison El
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