The Umbrella Academy – dettagli e recensione della seconda stagione
Venerdì 31 luglio, dopo il rilascio del trailer negli scorsi mesi (di cui avevamo parlato qui), è finalmente uscita tutta la seconda stagione di The Umbrella Academy, la continuazione dell’adattamento di Netflix della serie di fumetti di di Gerard Way e Gabriel Ba.
The Umbrella Academy 1: dove eravamo rimasti
I fratelli Hargreeves, nell’ultima puntata della prima stagione, stavano tentando di tornare indietro nel tempo per fermare l’apocalisse causata da Vanja. Aiutati da Five, vediamo che aprono ed entrano in un varco nel tempo. Nella seconda stagione, i fratelli riappaiono accidentalmente in diversi anni negli anni ’60 a Dallas. Ognuno dei ragazzi spunta nello stesso vicolo, ma in anni separati e in modo sparso. Questa volta, la famigliola deve nuovamente riunirsi per fermare un’altra apocalisse.
Five arriva a Dallas il 25 novembre 1963 per trovare i suoi fratelli che combattono contro i soldati sovietici. Appare all’improvviso Hazel, che prima di essere ucciso da tre misteriosi uomini, avverte Five della minaccia imminente: quella che vede è l’apocalisse e i fratelli Hargreeves hanno dieci giorni per fermarla.
Back to the future
I fratelli dell’Accademia devono tornare alla loro versione del 2019. Tutto questo deve essere portato a termine senza causare interruzioni alla cronologia del classico “back to the future” o potrebbero cambiare il futuro. Nel mentre si troveranno ancora una volta a indagare sul mistero che circonda il loro padre, Sir Reginald Hargreeves, che sembra tramare qualcosa nell’ombra, e che riguarda l’omicidio di JFK, scappando da dei misteriosi assassini svedesi inviati dalla misteriosa organizzazione di protezione della cronologia, conosciuta come La Commissione.
Quando riescono a tornare indietro nel tempo, questo non è esattamente come l’hanno lasciato. L’apocalisse che minacciava il pianeta nella prima stagione è stata prevenuta, ma insieme ad essa si sono verificati alcuni cambiamenti. Il loro padre adottivo è apparentemente di nuovo vivo, e non è nemmeno l’unico. I fratelli si trovano faccia a faccia con il loro (ex-defunto) fratello Ben, circondato da sei figure oscure, che Hargreeves definisce The Sparrow Academy.
The Umbrella Academy 2: dove siamo ora
L’assurdità ammiccante dello show, che è il suo marchio di fabbrica, viene gestita con tocco abile. Ciò che rende questo nuovo ciclo di episodi un leggero miglioramento rispetto a quelli precedenti è la divisione di questi fratelli.
La seconda stagione trova nuove e intriganti combinazioni di fatti e accadimenti che danno a ogni protagonista la possibilità di brillare ed esporsi più della precedente stagione. La squadra è separata in un periodo storico molto lontano, sono costretti ad adattarsi alla loro nuova e strana vita e così facendo la storyline dà molte più possibilità allo spettatore di conoscere approfonditamente i suoi beniamini.
La rinascita dei fratelli
Viene dunque risaltato Diego in particolare, (interpretato da David Castañeda), sicuramente un personaggio sotto sviluppato nella prima stagione. In questa invece viene portato sotto i riflettori dove lo spettatore trova una personalità esilarante e sorprendentemente toccante. Lo stesso vale per Allison (Emmy Raver-Lampman), che è costretta ad affrontare le realtà pericolose e disumanizzanti della vita nel Texas degli anni ’60 e si unisce alle proteste per i diritti civili. Vanja (Ellen Page), che soffre di amnesia a seguito degli eventi della prima stagione – una scelta di trama che avrebbe potuto facilmente sembrare un cliché, ma miracolosamente dà più caratterizzazione al personaggio che desidera (e forse riesce) ripristinare la sua relazione con i fratelli senza sguazzare nel classico bagaglio di autocommiserazione perchè-ho-creato-l’apocalisse.
Klaus, come al solito, ha una delle trame più ridicole e perfette. La sequenza che spiega come è riuscito fortuitamente a crearsi un culto, e della relazione (se così si può definire) con i suoi accoliti è una delle più spassose della serie. La sua iconica ed incostante fatica di vivere è ancora una volta un piacere da vedere. In ogni caso la nuova vita non cambia il suo sviluppo emotivo, raccogliendo ancora i lasciti del trauma che ha subito nella prima stagione, quando è stato accidentalmente catapultato nella Guerra del Vietnam.
Un po’ sotto tono Luther (Tom Hopper), invece, che in questa stagione sembra interpretare la parte del grande grosso e bamboccione. Come nella prima, e forse anche un po’ di più di prima, Five riesce a polarizzare l’attenzione della sottotrama (che è poi anche la principale) e a tessere le fila di tutto il gran casino che dovrà riportare i fratelli nel loro vero presente, e cioè il 2019. Five è veramente un personaggio magnetico, ben studiato, ben recitato, bene tutto. Ricordiamoci che il giovane attore, Aidan Gallagher, ha solo sedici anni quest’anno.
Il supporto degli altri personaggi
Sfortunatamente, al contrario i cattivi della seconda stagione non sono la metà distintivi o interessanti in confronto a Hazel (Cameron Britton) e Cha-Cha (Mary J. Blige) nella stagione 1. Sono finiti i bei tempi dei battibecchi, battute e fuoco incrociato. Al loro posto c’è un silenzioso trio di svedesi che infligge distruzione.
Invece, Sir Reginald Hargreeves (Colm Feore) si profila ancora grande. Il mistero attorno al suo ruolo e ai suoi scopi si infittisce. Lo show riesce a donare preziosi elementi narrativi che iniziano a far luce sul suo passato (e, poi, sul futuro) e più informazioni sugli stati mentali ed emotivi dei ragazzi a seguito dell’assenza e il distacco del padre. Allo stesso modo, il ritorno con grande sorpresa di The Handler (Kate Walsh) è stato molto gradito. La performance dell’attrice come al solito mi ha soddisfatta: the Handler è una donna ferma e spietata, che con i mezzi a sua disposizione si prende ciò che desidera. Nella seconda stagione è l’antagonista migliore, e perfetto, per il continuo della serie.
Non ho trovato del tutto intrigante il nuovo personaggio di Lila (Ritu Arya), figlia adottiva di The Handler. Si scopre a fine stagione che anche lei ha dei poteri: la sua esistenza quindi dimostra che probabilmente ce ne sono molti altri là fuori con poteri simili a quelli dell’Accademia. Ciò è molto interessante, ma comunque non mi ha covinto del tutto il suo personaggio che entra subito a capofitto nel clichè di innamorarsi di Diego, il suo avversario.
La playlist
Un’altra bella nota di merito va alla colonna sonora utilizzata in The Umbrella Academy: ma avete sentito che pezzi? Come avevano annunciato con l’uscita del trailer, così è stato fatto: ogni sequenza ha la canzone adatta. Ti carica, ti emoziona, ti fa sorridere, ti stupisce: è fatta benissimo. Potete ascoltare tutta la playlist qui.
Insomma, con la complicata dinamica famiglire che è il centro della trama, e il contorno di battute a fuoco rapido, sequenze di azioni cinematiche la colonna sonora killer, questa seconda stagione è una versione più concentrata e sicura della serie. Getta le basi per una Stagione 3 che si prospetta potenzialmente più affascinante e originale.
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