Ci sono libri che hanno un odore. Non solo di inchiostro e carta stampata, ma anche di atmosfere, di sensazioni e di emozioni.
L’ombra di Innsmouth di H.P. Lovecraft è uno di quei libri che sa di pesca, mare, luoghi dimenticati, ma non abbandonati.
Un giovane turista, durante l’inverno 1927-28, armato di speranze, finisce nel New England per andare ad Arkham e scoprire le origini della famiglia di sua madre. Quando arriva a Newburyport scopre che c’è una cittadina antica sulla costa che non è segnata sulle mappe.
Sebbene non possa permettersi di prendere un treno diretto per Arkham e sia affascinato da quella meta di cui nessuno vuole parlare, sceglie di prendere una corriera che passa proprio da Innsmouth, per poi prendere la corriera della sera per andare al paese materno.
Ci sono pochi turisti di passaggio, in quanto spesso, tendono a non tornare.
Innsmouth è stata costruita grazie a un ricco mecenate, ma le leggende intorno a questa cittadina erano molto più cupe e inquietanti.
Il vecchio capitano Marsh voleva che si sbarcasse di notte, quando la marea era giusta. A Innsmouth si sussurrava che contrattasse con i demoni. La verità era che era stato proprio il Capitano a dare la cattiva reputazione alla barriera corallina.
Ci fu una grande epidemia del 1846, quando più di metà della gente di Innsmouth morì. Era come una misteriosa malattia straniera portata dalla Cina o comunque, attraverso le navi. Le cose peggiorarono tanto da lasciare posto a situazioni agghiaccianti. Non si era mai ripresa.
Una volta giunto alla cittadina, comprende benissimo di non essere il benvenuto.
Dopo essere fuggito nelle prime ore del mattino del 16 luglio 1927, il nostro protagonista vuole indagare e raccontare la storia di Innsmouth. Ora, l’inchiesta era finita, e lui voleva sussurrare quelle “poche ma spaventose ore vissute in quel porto di morte e su quelle blasfeme anormalità malvagie e oscure che vi aleggiavano”.
Appartenente al ciclo di racconti dedicato dal Solitario di Providence ai Grandi Antichi e divinità innominabili.
Il maestro riesce a rendere perfettamente le sensazioni, gli odori e, soprattutto, la scelta dei verbi non è mai casuale, ha un doppio senso che si comprende pienamente sono a fine racconto.
Howard Phillips Lovecraft è il padre assoluto del genere weird. Non c’è molto altro da aggiungere. Nato a Providence il 20 agosto del 1890 e morto a Providence il 15 marzo del 1937 ebbe una vita breve. Lovecraft amava viaggiare, amava il caldo e che soggiornò per mesi in Florida, visitò Key West e che sognava di andare a Rio de Janeiro e all’Avana. Non è mai stato un eremita, come si è raccontato soprattutto negli anni settanta, se non causa di forza maggiore.
Le opere di H.P. Lovecraft hanno influenzato tutta la letteratura dell’orrore venuta dopo di lui, pertanto è decisamente complicato elencare le sue opere migliori. Il Richiamo di Cthulhu, Dagon o L’Ombra su Innsmouth sono i racconti più aderenti al mondo weird; molti altri suoi capolavori – come Il Caso di Charles Dexter Ward; Il Modello Pickman, La Dichiarazione di Randolph; Alle Montagne della Follia e L’orrore di Dunwich – raggiungono vette a oggi ineguagliate.
Non ci resta che rimanere muti come un pesce, e lasciarvi godere questa mitica avventura del Solitario di Providence.
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