Vice di Adam Mckay: camaleontismo e talento

Dopo La Grande Scommessa, sceneggiatura che valse il premio oscar, Adam Mckay torna a confrontarsi con 50 anni di storia americana. Nei panni di Dick Cheney ritroviamo il camaleontico Christian Bale, già meritevole dell’oscar – che non vinse – per il suo Batman nella trilogia di Christopher Nolan.
Ma andiamo per gradi.

Trama e stile

Adam Mckay riesce a saltare con disinvoltura da un momento all’altro, senza sminuire nessun momento: dal terrore dell’11 settembre ai gargarismi prima di andare a dormire. Il tutto con una semplicità pazzesca e una chiarezza assoluta.
L’elemento che contraddistingue maggiormente la sua regia è lo sfondamento della quarta parete con un narratore atipico: l’uomo di strada che é stato arrestato per guida in stato di ebbrezza e poi si è seduto alla casa bianca, appoggiando fino alla fine una guerra contro l’Iraq.
Dick è un uomo da molteplici facce: padre è marito amorevole e stratega senza scrupoli.
L’ascesa del personaggio di Bale parte da lontano, come operaio nel Wyoming, per poi arrivare al tirocinio nel Congresso durante il governo Nixon. All’inizio cerca di capire le strategie, le modalità di intervento e chi ha di fronte. L’unica cosa che gli viene risposta all’iconica domanda “in cosa crediamo?” è una sonora risata da parte di Rumsfeld (Steve Carrel). Poi le prime avvisaglie di un cuore malandato e la decisione di abbandonare la politica con le spalle coperte dalla posizione di CEO della petrolifera Halliburton. Il film si conclude qui.

Ah no.

Adam Mckay suggerisce in Vice anche un irresistibile inserto con tanto di abbozzo di titoli di coda – che tutto potrebbe concludersi qui. Ma sarà una telefonata (“di domenica mattina!”) a convincerlo di potersi rimettere in gioco: Bush junior lo investe della carica di vicepresidente e, sulla scia – che per tutto il film è stato come un mantra – del potere assoluto del potere esecutivo, Dick accetta.  Accetta un ruolo “inutile” come sua moglie lo definisce. Ma quello stesso ruolo, gli permetterà di essere ricordato nella storia.
Quella storia che stiamo vivendo tuttora.

Punti di forza e debolezza

Vice ha davvero molti pregi. Sia per quanto riguarda la tecnica impeccabile di Adam Mckay – uno dei miei must della regia, preceduto da Nolan e seguito da Kubrick, per dirne alcuni – sia per quanto riguarda la scelta del cast. Un’ottima scelta del cast.

Christian Bale si trasforma e da vita a un personaggio così complesso e differente a seconda dei contesti che riesce a conquistare completamente lo spettatore. Catturato, sicuramente, dal suo talento e dalla sua meravigliosa capacità di adattarsi.

Amy Adams è la moglie del nostro Dick. Insomma, dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, si dice. Io non so cosa ne pensiate voi – tanti ho letto che hanno apprezzato molto il suo personaggio – ma lei non mi ha catturato nemmeno per un istante. L’ho trovata piatta. Purtroppo lei si meritava già l’oscar da Arrival Animali Notturni, ma non tutti sarebbero del suo stesso avviso.

Vice: un film che sicuramente si merita l’oscar per Miglior Film. Se lo vincesse anche per Sceneggiatura o Regia non mi sentirei di non condividere, anche se le mie scelte ricadrebbero su altri.

Pronti per questi oscar 2019?

Ricordatevi che domenica la Nerd’s Family sarà attiva – e pronta a commentare – per tutta la durata della cerimonia. Vi aspettiamo!

-Poison El

Poison El

[Proofreader e Editor. Digital Content Creator. Blogger. Artist. Traveller. Aspirant Writer.]

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