Cina e videogiochi, censure e cambiamenti parte I
Il mondo dei videogiochi ha sempre avuto a che fare con le censure. Tuttavia quello che sta accedendo in questi mesi in Cina fa abbastanza discutere.
Il mercato cinese ha delle enormi potenzialità nel mondo videoludico, spesso poco considerate visto che la Repubblica Popolare Cinese non è molto incline verso un numero eccessivo di prodotti esteri.
Come è successo e sta accadendo tuttora diversi prodotti videoludici devono superare dei controlli per poter essere idonei per il mercato cinese, nel caso non lo fossero si ricorre al blocco della vendita o alla censura.
Proprio quest’ultimo caso, in diverse occasioni, ha fatto discutere il pubblico.
Un cucchiaio?! Davvero, Morty?
Scherzi e citazioni a parte, diversi videogiochi di carte vengono censurate in base alle tematiche che rappresentano.
Gwent purtroppo non si salva. In un’ambientazione così ricca di scene violente, atmosfere sensuali e creature mostruose, la censura ha agito in maniera “piuttosto creativa”.
Diverse scene di violenza sono state edulcorate con dei cucchiai, con però dei risultati quasi grotteschi.
Casi analoghi compaiono anche in giochi come TES Legends, dove i criminali possono minacciare una persona con un legnetto.
Tanatofobia
Un’altra tematica molto censurata nel mercato videoludico cinese è il concetto della morte.
Spettro e scheletri vengono spesso cambiati per poterli distaccare il più possibile al concetto di umano.
Ma non solo! Persino i cadaveri o scene di morte imminente non possono apparire.
Se per le scene di semi-nudo e di violenza del paragrafo precedente si poteva ipotizzare un tentativo di “evitare che intaccassero la moralità dei cittadini cinesi”, in questo caso la situazione è più profonda e radicata.
La cultura cinese è molto radicata con il concetto degli spiriti, un retaggio culturale molto antico.
Per questo motivo esiste una sorta di timore e rispetto verso il mondo dell’aldilà.
Metterlo in un videogioco può essere interpretato come un tabù da evitare.
Ci sono stati casi con personaggi della Marvel come Ghost Rider, ma recentemente è emerso il caso di Thresh, dove nelle carte di Legends of Runeterra indossava una maschera di ferro, mentre in Wild Rift, il tetro carceriere è diventato una specie di foto-modello.
(con tanto di tentativo di spiegare il motivo attraverso l’Evento della Rovina avvenuto poco tempo fa)
Una semplice riflessione
Giunge quindi spontanea la domanda, tutto questo è realmente necessario?
Vale la pena presentare un prodotto alterato per un mercato non così tanto libero?
Probabilmente sì.
A conti fatti queste sono piccole sciocchezzuole da pagare se confrontate con la possibilità di accedere al corposo mercato cinese.
Alla fine che sia il settore cinematografico, videoludico, letterario o altro, vedendolo sotto la lente del senso degli affari è da considerare una vittoria.
Poco importa se hanno modificato il prodotto.
Quello che mi chiedo è per quanto si potrebbe andare aventi in questo modo? Ci sarà poi un limite che farà dire basta?
-Belharza
[…] Nell’articolo precedente abbiamo trattato alcune censure “culturali”, ma ultimamente in Cina sono uscite altre leggi che si focalizzano sul mondo videoludico. Tali legge, uscite negli ultimi mesi, sono delle vere morse sulla libertà dell’interazione videoludica. […]
[…] già in precedenza abbiamo trattato questa tematica in due articoli. Potete consultarli qui e qui. Tuttavia in questo caso non si tratta più di semplice censura ma di una vera e propria […]
[…] fanno da cardine portante. Non è la prima volta che accade qualcosa di simile, già in un paio di articoli abbiamo visto come anche in Cina abbia introdotto delle leggi di censura sulle tematiche dei […]